Il presidente della Commissione Agricoltura della Camera, l’on. Filippo Gallinella, ha incontrato lunedì 4 novembre 2019, a Porto Tolle (Ro), sul Delta del Po, i rappresentanti della bonifica del Polesine e i vertici di Anbi.

“Lo Stato deve essere presente, perché se qui arriva l’acqua salata non si coltiva più e si perde sicuramente un patrimonio importante del nostro Paese.” Ad affermarlo è il presidente della Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, Filippo Marinella, ai margini del sopralluogo sul Delta del Po tenutosi lo scorso 4 novembre; una visita tecnica nel corso dellal quale l’on. Gallinella ha potuto osservare in prima persona i danni causati dalla subsidenza (l’abbassamento del suolo, fino a 4 metri, causato dall’indiscriminato prelievo di gas metano tra gli anni ’30 e ’60 del secolo scorso) e apprendere dai rappresentanti dei consorzi di bonifica Adige Po e Delta del Po le problematiche che da tali danni sono state ingenerate: in primis, risalita dell’acqua salata nel Po e nei canali d’irrigazione e alto costo energetico per mantenere in funzione le idrovore.

“Il Delta del Po – ha affermato – è un habitat straordinario, che necessita di costante manutenzione da parte dell’uomo soprattutto per le conseguenze indotte dalla subsidenza, per contrastare la quale sono stato primo firmatario dell’emendamento approvato alla Legge di Bilancio 2018, finalizzato a ripristinare appositi fondi per lenire i danni del fenomeno. Per questo, ringrazio i Consorzi di bonifica per l’opportunità di visionare in prima persona le conseguenze di un processo che, iniziato decenni fa, ha oggi rallentato, ma non ancora esaurito un incedere, che tanti problemi crea all’assetto idrogeologico.

L’incontro organizzato dai Consorzi di Bonifica Adige Po e Delta del Po, in collaborazione con Anbi, tramite Anbi Veneto, dà continuità al lavoro di sensibilizzazione che il sistema veneto della Bonifica sta operando nei confronti delle Istituzioni nazionali sull’importanza della gestione delle acque ai fini della sicurezza idraulica, dell’irrigazione e della salvaguardia ambientale. Tale percorso aveva visto l’anno scorso nello stesso periodo, sempre sul Delta del Po, la visita del presidente della Commissione Agricoltura del Senato Giampaolo Vallardi.

Ad accogliere il presidente Gallinella sono stati i presidenti dei due Consorzi – Adriano Tugnolo (Delta del Po) e Mauro Visentin (Adige Po) – accompagnati da Giancarlo Mantovani, che di entrambi i consorzi è il direttore, dal direttore di Anbi Veneto Andrea Crestani e dai vertici nazionali di Anbi, il presidente Francesco Vincenzi e il direttore generale Massimo Gargano.

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Il Delta del Po, terra di bonifica

La scelta del Delta del Po, quale area di grande valore simbolico per la bonifica, è dettata da diversi aspetti.

Il Delta del Po è innanzitutto un territorio completamente riscattato dall’acqua. Attraverso la bonifica, questa zona paludosa, improduttiva e malarica fino ai primi del ‘900, è oggi salubre e fertile grazie al lavoro di regimentazione delle acque e alla realizzazione di dighe che permettono ad un territorio che in certi punti è oltre i 4 metri sotto il livello del mare di rimanere asciutto. I consorzi di Bonifica del Polesine si trovano inoltre a dover affrontare una problematica sconosciuta in altri territori: la subsidenza, ovvero l’abbassamento del suolo causato dall’indiscriminato prelievo di gas metano tra gli anni ’30 e ’60 del secolo scorso. Altro tema sempre attuale è la risalita dell’acqua marina nei fiumi, con conseguente salinizzazione delle campagne, causata dalla diminuzione delle portate d’acqua dolce causate dalla diminuzione delle piogge sempre più attuali in un contesto generale di mutamenti climatici.

A completare ulteriormente il quadro è l’elevato costo dell’energia elettrica che i due consorzi del Polesine sono costretti a sostenere per mantenere attive tutto l’anno le idrovore. Il solo consorzio Delta del Po spende all’anno oltre 2 milioni di euro di “bolletta” ed è dunque equiparabile a un’industria energivora con la fondamentale differenza che nel suo caso la corrente elettrica non serve a produrre beni, e quindi fatturato, ma a mantenere sicurezza il territorio e i suoi abitanti.

“Un grande problema del delta del fiume Po, accentuato dalla crisi climatica, è la risalita del cuneo salino che, contaminando le falde, le rende inservibili sia per la potabilizzazione che per l’irrigazione. Per questo organizzeremo un evento finalizzato a sollecitare la realizzazione di barriere antisale, coinvolgendo l’Autorità di Bacino del Fiume Po”: ad annunciarlo è Francesco Vincenzi, Presidente ANBI, promotrice della visita, che il Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Filippo Gallinella, ha reso alle valli in provincia di Rovigo. “Ancora una volta – prosegue il Presidente di ANBI – i Consorzi di bonifica confermano così il ruolo centrale a servizio di un territorio affascinante, ma idraulicamente difficile da gestire come il Polesine.”

“L’abbassamento dei territori del Polesine e del Delta Padano ha causato un grave dissesto idraulico e idrogeologico, nonché ripercussioni sull’economia e la vita sociale dell’area – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Il sistema di bonifica è attualmente costituito da un numero importante di impianti idrovori: 201 nel solo rodigino, cui aggiungere i 170 nel ferrarese e 144 impianti nel ravennate.”

La subsidenza – conclude Giancarlo Mantovani, Direttore dei Consorzi di bonifica Adige Po e Delta del Po – costa annualmente un aggravio di circa 5 milioni di euro a carico dei consorziati polesani. Essendo un fenomeno indotto da scelte estranee agli interessi del territorio, chiediamo che le bollette dei Consorzi di bonifica locali vengano quantomeno sgravate dei cosiddetti oneri di sistema, che ammontano indicativamente al 20% dell’importo.”

La visita all’isola sommersa

Per illustrare al meglio gli effetti della subsidenza, il presidente Gallinella è stato accompagnato, con un’imbarcazione da laguna, nel Po di Pila (il ramo principale della foce), in quella che fu l’isola della Batteria. Qui, nel dopoguerra, sorgeva un piccolo abitato; una mareggiata, negli anni ’70, ha distrutto gli argini e inondato la campagna sommergendo ogni edificio compresa la piccola idrovora che serviva questo lembo di terra; il progressivo abbassamento della campagna causato dalla subsidenza ha scoraggiato il recupero dell’isola che ora appare come uno specchio d’acqua da cui emergono, spettrali, i ruderi delle vecchie abitazioni.

“Nell’isola sommersa della Batteria abbiamo visto ciò che rimane di un’idrovora – ha detto l’on. Gallinella – una struttura che oggi risulta del tutto sopraffatta da quelle stesse acque che avrebbe dovuto sollevare e restituire al mare per mantenere asciutta l’isola. Questa immagine è sicuramente uno dei ricordi che porterò con me di questa visita”.

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