Il sistema della bonifica regionale, riunitosi a Rovigo per il consueto appuntamento annuale “I consorzi del Polesine incontrano le istituzioni”, chiede un cambio di passo: è necessario uscire dall’approccio emergenziale e avviare un percorso programmato per la sicurezza del territorio basato su investimenti e su una strategia di resilienza.
L’ormai tradizionale appuntamento “I Consorzi del Polesine incontrano le Istituzioni”, promosso dai Consorzi di Bonifica Adige Po e Delta del Po, riparte e grazie anche alla collaborazione con ANBI e ANBI Veneto interessa la politica nazionale rappresentata in questa edizione (il 3 dicembre presso il Salone del Grano di Rovigo) dal presidente della Commissione Agricoltura del Senato Gianpaolo Vallardi, della vicepresidente della Commissione Finanze al Senato Roberta Toffanin e della presidente della Commissione Ambiente alla Camera.
A 70 anni dall’alluvione, il Polesine ha colmato il gap economico sociale con il resto del Paese ma continua a cercare ulteriori occasioni di rilancio attraverso le opportunità offerte dalla transizione ecologica e da una generale rinnovata sensibilità per la sostenibilità ambientale secondo gli obiettivi dell’Agenda 2030.
Un percorso di sviluppo disseminato di ostacoli nuovi – i mutamenti climatici, i costi energetici crescenti – e vecchi: su tutti, la subsidenza.
È un percorso che si può affrontare con fiducia grazie alla comprovata capacità progettuale e realizzativa dei Consorzi di Bonifica e alle risorse che saranno disponibili anche oltre il PNRR perché, per dirla con le parole del presidente di ANBI Francesco Vincenzi, “c’è un mondo di opportunità da esplorare”.
Vincenzi (ANBI): “Opportunità anche oltre il PNRR”
“I consorzi di bonifica hanno dimostrato non solo di essere a passo coi tempi ma avere una visione di futuro che pochi altri soggetti sul territorio hanno saputo avere nel tempo – ha affermato il presidente nazionale di ANBI Francesco Vincenzi -. Dobbiamo continuare a fare quello che abbiamo fatto, continuiamo ad aiutare il Paese a spendere al meglio le risorse con una progettazione concreta come abbiamo fatto in questi anni; dobbiamo essere consapevoli che ci sono molte altre possibilità oltre al PNRR, come la legge di bilancio dello Stato, ci sono fondi europei, c’è la PAC, c’è la Farm to Fork, c’è un mondo da esplorare oltre il PNRR. Se pensiamo solo al PNRR – spiega Vincenzi – rischiamo che tra quattro anni non abbiamo più niente da dire, mentre il mondo e l’agricoltura avranno bisogno di noi soprattutto tra 4-5 anni quando saranno finite le opportunità del PNRR e continueranno le sfide ambientali economiche e produttive alle quali noi dobbiamo continuare a dare risposte.”
Crestani (ANBI Veneto): “Operare in emergenza è più costoso che lavorare con una visione strategica”
“L’incontro di oggi serve a ribadire che abbiamo bisogno di investimenti e strategia per mantenere la sicurezza del territorio e uscire quindi da una logica di calamità e di interventi realizzati dopo che il danno è fatto – ha dichiarato il direttore di ANBI Veneto Andrea Crestani – . Nel rincorrere le emergenze si spendono molte più risorse di quante ne servirebbero per mettere in sicurezza i territori con una visione strategica. I Consorzi hanno dimostrato di saper impiegare al meglio le risorse assegnate e sono pertanto enti pienamente accreditati per questo cambio di passo”.
I Consorzi di Bonifica del Polesine: “Serve visione strategica basata sulla resilienza dei territori”
“Servono investimenti per finanziare le opere che i nostri uffici tecnici stanno continuamente progettando, ma la vera risposta ai mutamenti climatici sono la resilienza e l’invarianza idraulica e per questo è importante sensibilizzare gli amministratori del nostro Polesine perché ogni secondo spariscono 2 metri quadri di superficie coltivabile – ha dichiarato il presidente del Consorzio di Bonifica Adige Po, Roberto Branco -; questa superficie impermeabilizzata ha bisogno di uno sfogo immediato per l’acqua. Una maggiore capacità di invaso ha anche benefici nella capacità di gestire l’acqua per l’irrigazione.”
Per il presidente del Consorzio Delta del Po Adriano Tugnolo: “Nel 2022 il costo di energia per mantenere asciutto il territorio del Delta del Po potrebbe toccare i 2,9 milioni di euro rispetto ai 2,4 milioni di quest’anno. Chiediamo alle istituzioni di venirci incontro perché i costi sono alti anche per i privati cittadini”.
Anche Giancarlo Mantovani, direttore dei due consorzi si sofferma sul costo energetico. “Il consorzio di Bonifica Adige Po paga una bolletta energetica di 3 milioni di euro per mantenere asciutti 120 mila ettari, in pratica 25 euro per ettaro – ha affermato -; il Delta del Po spende invece 2,4 milioni di euro per 40 mila ettari, 60 euro per ettaro. Il costo della bolletta è pertanto significativo: tra gennaio e ottobre di quest’anno è aumentato del 50%. Ricordo che su questi costi, che servono per un’azione di sicurezza collettiva, dobbiamo pagare anche l’IVA del 10% e oneri di sistema superiori ad altre categorie d’impresa. L’acqua che solleviamo non è solo acqua piovana ma è anche acqua dei fiumi e dei canali che filtra attraverso gli argini e invade il territorio, un territorio che da decenni sprofonda a causa della subsidenza”. Riassume così il suo pensiero Mantovani: “Non possiamo continuare a rinforzare idrovore, argini e manufatti all’infinito per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, dobbiamo invece ripensare alla capacità di resilienza dei territori per contenerne gli effetti più violenti. Se nel territorio ci fossero tutti i fossi che una volta solcavano le nostre campagne avremmo una capacità d’invaso di 18 milioni di metri cubi solamente nel Polesine, l’equivalente di molte casse d’espansione.”
Berselli, Autorità di Bacino del Fiume Po: “Polesine più sicuro rispetto al passato, ma molto ancora da fare”
Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po ha spiegato che il Polesine dal 1951 è diventato più resiliente grazie al significativo rafforzamento degli argini e alla manutenzione ordinaria e straordinaria. Serve però “migliorare la laminazione delle piene dei fiumi nelle golene, che si devono allagare in maniera sistematica e pertanto servono leggi per regolamentare l’allagamento di aree private che si trovano all’interno”. Berselli ha inoltre affermato che servono 454 milioni di euro per alzare gli argini nelle zone potenzialmente più a rischio, e che una di queste zone, quella più estesa, è l’area tra Ferrara e Rovigo.
La politica nazionale: “Giusto l’intervento dello Stato per mitigare i danni della subsidenza”
“Tra gli anni ‘30 e gli anni ‘60 il Polesine ha fornito circa il 40% della produzione nazionale del gas in Italia, attraverso operazioni nazionali che ha comportato un notevole abbassamento del suolo. È necessario l’intervento politico per aiutare i Consorzi di Bonifica ad affrontare le spese energetiche necessarie a mantenere all’asciutto il fragile territorio del Polesine – ha affermato Roberta Toffanin, vicepresidente commissione finanza Senato – . Con la legge di bilancio stiamo facendo ulteriori interventi sul costo dell’energia e auspichiamo una soluzione e agevolazioni per i Consorzi di Bonifica.” Gianpaolo Vallardi, presidente Commissione Agricoltura del Senato ha richiamato l’attenzione sulla necessità di una pianificazione che guardi lontano “perché oggi le risorse tecniche per venire incontro alla necessità ci sono, così come ci sono anche le risorse economiche”. “Il sistema della bonifica sta lavorando bene per ottenerle”, ha chiosato Vallardi. “È chiaro come le problematiche del Polesine siano per gran parte causate dall’uomo, l’approvvigionamento energetico non può andare a scapito dell’ambiente” ha concluso Alessia Rotta, presidente commissione Ambiente Camera
La Regione: “Investiti oltre 770 milioni dal 2010, ma il lavoro continua”
“Il ruolo e l’operatività dei consorzi di bonifica è fondamentale nel quadro di una collaborazione tecnico amministrativa tra istituzioni, quali Geni civili, AIPO, Protezione civile, e che vede tra i protagonisti anche la Regione del Veneto che dal 2010 ad oggi ha investito 770 milioni di euro in sicurezza idraulica. Siamo ben consci delle sfide del futuro che nel Polesine in gran parte sono collegate alla subsidenza, all’aumento del costo energetico, alla fauna selvatica che minaccia l’integrità degli argini.” Ha affermato l’assessore al Territorio della Regione del Veneto Cristiano Corazzari.
“Il problema della sicurezza idraulica non va affrontato solo a valle, con il potenziamento delle idrovore, ma anche a monte – ha affermato il direttore della Difesa del Suolo della Regione del Veneto Fabio Galiazzo che nel suo intervento ha spiegato che nel canale Tartaro-Canal Bianco-Po di Levante, nel 2010, 2014, 2015 e successivamente “si sono verificati eventi meteo che destano attenzione perché hanno comportato livelli e portate che prima si verificavano in tempi molto più dilatati”. Galiazzo ha anche ricordato che il sistema complessivo della difesa del suolo del Veneto ha investito dal 2010 quasi un miliardo e trecento milioni di euro oltre ai 770 milioni della Regione, per un totale di 2 miliardi di euro in 10 anni.