“Il Contratto di Fiume rappresenta, a tutti gli effetti, un “patto territoriale volontario”, che deve partire dal basso, attraverso la partecipazione attiva di tutti i soggetti che vivono in un’area geografica, ben definita e ricercano gli stessi obiettivi di tutela, riqualificazione e sostenibilità del territorio e della risorsa idrica”. Questo il messaggio lanciato da Giuseppe Romano, Presidente di Unione Veneta Bonifiche.

Questa esperienza innovativa, che vede i Consorzi di bonifica in prima fila, forti del loro stretto rapporto con il territorio, rappresentano il riferimento più vicino ai cittadini e alle imprese, in materia di gestione della risorsa idrica. Per questo, intendono diventare attori principali all’interno di questo nuovo percorso di concertazione a livello locale.

Al fine di affrontare e risolvere problematiche non solo di tipo idraulico ma anche paesaggistico-ambientale, si è rafforzata negli anni sempre di più la collaborazione tra Enti locali e Consorzi; lo dimostrano le centinaia di accordi stipulati che hanno portato, nel 2012, al protocollo d’intesa con A.N.C.I.. Pertanto Enti locali e Consorzi si candidano a diventare, insieme, attori principali per la gestione di un territorio e fornire, sinergicamente, linfa vitale a questo nuovo patto territoriale.

Andrea Crestani, direttore UVB: “Il Contratto di Fiume, declinato nelle sue specificità “Foce”, “Falda” e “Lago”, ha l’obiettivo di diventare uno strumento partecipato dal basso alla salvaguardia e alla corretta gestione della risorsa idrica, dell’acqua e dell’ambiente e delle attività economiche e sociali ad esse connesse.

In questo modo, la comunità è chiamata a elaborare una visione 

e  sociali ad esse connesse.In questo modo  la comunità è chiamata a elaborare una visione condivisa facendo emergere i conflitti, gli interessi, ma anche le vocazioni territoriali e le capacità di “fare sistema”, promuovendo il dialogo tra i soggetti a vario titolo portatori di interesse e l’integrazione dei diversi strumenti di programmazione, di pianificazione territoriale e di tutela ambientale. Quattro le esperienze venete: il Contratto di Foce presentato dal Consorzio di bonifica Delta del Po, il Contratto di Falda del Consorzio Brenta, il Contratto di Fiume sul Marzenego dal Consorzio Acque Risorgive e il caso studio del Consorzio di bonifica Adige Euganeo nel suo comprensorio. Ecco quindi che le esperienze dei Contratti di Fiume, che i Consorzi di bonifica si apprestano a realizzare, se opportunamente coordinate da una regia regionale per la quale UVB ha già richiesto l’istituzione di uno specifico Tavolo, potrebbero contribuire ad avviare una nuova fase di concertazione a supporto della pianificazione territoriale. “Il Contratto di Fiume –conclude Romano-, che si deve integrare ed essere coerente con i diversi livelli di pianificazione, in un processo verticale che parte della Regione, che passa dall’Autorità di bacino fino ad arrivare all’Ente locale, ai portatori di interesse e quindi ai cittadini, non deve essere un’ulteriore aggravio normativo-procedurale ma deve porsi come uno strumento operativo a supporto della pianificazione e non un mero esercizio di concertazione”.