“NON POSSIAMO ESSERE LA BANCA DI NESSUNO” – L’ALLARME DEI CONSORZI DI BONIFICA

I Consorzi sono creditori di circa 60 milioni dalla Regione Veneto per opere in concessione già realizzate e pagate alle ditte, oltre a vedere una netta riduzione dei contributi regionali. 

Lancia l’allarme Giuseppe Romano, Presidente di Unione Veneta Bonifiche: “Saremo costretti a non fare più opere in concessione finché la Regione non coprirà i suoi debiti. Le opere sono state eseguite, i fornitori sono stati pagati, ma attendiamo ancora i soldi che abbiamo anticipato. Non possiamo essere la banca di nessuno.”. 

Se da un lato i Consorzi di bonifica, anticipando i pagamenti degli interventi strutturali (lavori in concessione) eseguiti, danno “respiro” alle imprese di costruzione e quindi all’economia veneta, dall’altro sono sottoposti ad una esposizione finanziaria che concretizzerà riflessi negativi non solo sui prossimi interventi ma anche sull’attività ordinaria di manutenzione.

Romano: “Nella prossima finanziaria in discussione si prevede inoltre una drastica riduzione dei contributi  per i costi energetici che i Consorzi devono sostenere per il sollevamento meccanico dell’acqua e per la gestione degli impianti di irrigazione. Si è passati da 6.500.000 di euro del 2010, ai 4.500.000 euro del 2014, al 1.500.000 di euro previsti per il 2015.

Conti alla mano, negli ultimi quattro anni, il contributo della Regione per i costi energetici e manutenzione ordinaria delle reti e degli impianti di bonifica e irrigazione si è ridotto del 75%, a fronte, invece, di un raddoppio del costo della bolletta energetica.

A questa si sommano la totale mancanza di risorse per gli interventi di manutenzione delle opere realizzate nell’area costiero lagunare, dalla laguna del Delta del Po a Caorle, oltre a quelli per la difesa dal mare dei territori deltizi, interessati dagli effetti negativi dal fenomeno della subsidenza. Tutta l’area del rodigino ne verrebbe ulteriormente penalizzata.

Una delle cause principali, oltre ai vincoli imposti dal Patto di Stabilità, è imputabile al fatto che i Consorzi non hanno potuto beneficiare della procedura di pagamento dei debiti scaduti della Pubblica Amministrazione, in quanto la Regione ha ritenuto di saldare solo i cosiddetti “debiti commerciali” legati ad aziende private fornitrici di beni e servizi, escludendo le partite contabili degli Enti consortili in quanto concessionari di opere pubbliche, soggette esclusivamente all’erogazione di contribuiti.

“Riteniamo pertanto necessario un intervento del Consiglio Regionale per chiarire tali procedure e permettere che i Consorzi di bonifica possano vedersi riconosciute le somme residue pregresse”, conclude Romano.