Il Report nazionale A.N.B.I. (Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni) sullo Stato Idrogeologico del Paese verrà illustrato domani a Roma, presso Sala di Piazza Monte Citorio.
E’ ormai opinione conclamata che, nei prossimi 15 anni, sarà necessario investire oltre 40.000 milioni di euro nella salvaguardia del territorio da alluvioni e frane, elemento fondamentale per qualsiasi ipotesi di rilancio economico e occupazionale del Paese. Durante l’incontro, interverranno esponenti del Governo e del Parlamento oltre ai rappresentanti di enti interessati alla gestione e tutela del territorio (Enti Locali, Autorità di Bacino, associazioni ambientaliste, ecc.). Sarà l’occasione per rilanciare la sicurezza idrogeologica del Paese come prerogativa assoluta di un’Italia sempre più vulnerabile dagli attacchi alluvionali.
Anche il Veneto sarà presente alla conferenza:
Giuseppe Romano, Presidente Unione Veneta Bonifiche: “Per garantire la difesa idraulica veneta abbiamo pronto un piano quinquennale di difesa idraulica da 557 progetti e del valore di 1.443.753.825,92 euro. Importanti opere infrastrutturali di sicurezza idraulica – continua Romano -, come il potenziamento e l’ammordenamento degli impianti idrovori, la realizzazione di casse di espansione per contenere le ondate di piena, la realizzazione di canali scolmatori o collettori, consolidamenti arginali e sistemazioni idrauliche, sono ormai necessarie. Ma a fronte di questo, le risorse destinate ai Consorzi di bonifica per le infrastrutture da realizzare nell’importante rete idrografica consortile pari a 25.050 chilometri di canali che si estendono su un’area di circa 12mila chilometri quadrati, ovvero il 65% della superficie veneta, in cui operano costantemente 389 impianti idrovori, è stata quasi totalmente azzerata, registrando, negli ultimi tre anni, una diminuzione del 90%.”
Diverso il ragionamento per quanto riguarda l’annoso problema degli allagamenti che mettono in difficoltà campagne e centri urbani. L’eccessiva urbanizzazione, unita a piogge intense concentrate in pochissimo tempo e alla debolezza della rete fognaria non più adeguata a certe portate, hanno mandato in tilt l’attività di scolo delle acque meteoriche.
Romano: “Serve un cambio di mentalità. Tutti dobbiamo partecipare al miglioramento dell’ambiente in cui viviamo, rispettando delle semplici regole, le famose 7 regole per un nuovo modello di sviluppo del nostro territorio, che abbiamo presentato nei mesi scorsi. Si tratta di un vademecum che mira al recupero di quelle buone pratiche relative alla cura e alla manutenzione dei fossi privati e aziendali, al rispetto dei pareri di compatibilità idraulica sulle nuove lottizzazioni e al contrasto dell’urbanizzazione selvaggia.”
La realtà dice che oggi si continua a spendere per riparare le conseguenze invece che investire in prevenzione, perdendoci cinque volte tanto. Serve una svolta.