La nutria (Myocastor coypus) è una specie invasiva presente sul territorio Italiano, diffusa nel centro e nord Italia con piccoli nuclei isolati nell’Italia meridionale. Ad essa sono attribuiti diversi danni ambientali, soprattutto in aree agricole di pianura, tra i quali emerge l’erosione delle sponde dei canali e l’indebolimento della tenuta degli argini a causa delle gallerie scavate.

A questo si aggiungono i rischi legati al cedimento del terreno in corrispondenza delle gallerie, cedimento che può provocare il ribaltamento di trattori e altri mezzi agricoli. Tale problematica ha assunto negli ultimi anni grossa rilevanza, impegnando i Consorzi di bonifica con spese ingenti e continuo impiego di personale. Il problema nutrie è stato affrontato anche a livello locale suscitando una crescente (e contrastante) reazione da parte dei cittadini, oltre che degli enti di gestione del territorio, per le implicazioni di tipo economico, idraulico e sociale.

Nonostante la proliferazione delle nutrie provochi gravi danni alle sistemazioni idraulico-agrarie, l’importanza dell’erosione indotta dagli animali è stata sino ad ora raramente quantificata e le informazioni disponibili sono limitate alla conoscenza locale o perizie tecniche in loco.

Il recente articolo pubblicato sulla rivista Earth Surface Processes and Landforms (rivista della British Society for Geomorphology), che vede la collaborazione di due dipartimenti dell’università di Padova (dipartimento TESAF e DAFNAE), porta all’attenzione della comunità scientifica l’azione impattante della nutria sul territorio agrario. Nel dettaglio è stato dimostrato come tale specie possa danneggiare la struttura delle sponde e degli argini dei canali. Si tratta del primo tentativo di quantificare i m3 di materiale mosso da nutria in alcune aree agricole in Veneto. Nello specifico sono stati considerati tratti di canale nelle province di Verona e Venezia. Aspetto innovativo del lavoro è che, per la quantificazione del danno, sono stati impiegati un’applicazione gratuita per smartphone e fotografie scattate da comuni cittadini tramite lo stesso telefono. Ciò è possibile grazie ad una recente tecnica di fotogrammetria, la structure-from-motion, che permette di ricostruire in modo automatico una scena tridimensionale di un oggetto, in questo caso il tratto del canale con danni da nutria.

Le foto sono inviate ad un server remoto attraverso l’applicazione; l’elaborazione avviene online e al termine l’applicazione restituisce un modello tridimensionale dell’oggetto. La ricostruzione del modello tridimensionale (3D) si basa sull’individuazione automatica di punti chiave ben riconoscibili in tre o più fotografie, che servono per creare corrispondenze tra le immagini e collegarle tra loro. Il passaggio finale dell’analisi, una volta scaricata la ricostruzione 3D, prevede l’intervento di un esperto, finalizzato alla gestione dei dati e al calcolo dei volumi erosi mediante l’impiego di sistemi informativi geografici (GIS).

I risultati evidenziano come sia possibile fornire una stima approssimativa dei danni partendo da dati ottenuti in breve tempo e senza particolari conoscenze tecniche da parte del cittadino. Si tratta di una tecnica in grado di fornire una nuova fonte di informazione per gli agricoltori, i ricercatori, i gestori della fauna, nonché per i gestori del territorio e progettisti. Le potenzialità e ricadute operative, data la facilità di uso e il basso costo, sono moltissime: 1) possibilità di stimare effettivamente e nel dettaglio i volumi di materiale eroso; 2) possibilità di valutare eventuali criticità idrauliche per il territorio, ma anche per l’utilizzo dei canali a fini irrigui; 3) possibilità di coinvolgere direttamente i cittadini per la raccolta dei dati grazie all’uso di smartphone e tecniche di semplice impiego; 4) possibilità di coprire vaste aree grazie al coinvolgimento di più cittadini. Riguardo a questo ultimo punto, tutti coloro che, a qualsiasi titolo, sono interessati alla prevenzione e alla gestione del rischio idraulico derivante dalla presenza di danni da nutria lungo i canali, o in generale da instabilità di altra natura, possono contribuire al rilievo, scattando fotografie sul campo e inviandole al sistema, dando la possibilità quindi di avere un modello tridimensionale del problema in tempo reale. L’attivazione preventiva del GPS interno al device utilizzato, permette di ottenere informazioni sulla posizione delle fotografie che gli operatori e/o i cittadini scattano ai danni individuati, consentendo quindi di avere una geolocalizzazione delle problematiche.

Il coinvolgimento dei cittadini, che a tutti gli effetti possono essere integrati come elementi attivi in un processo di monitoraggio del territorio, è un elemento molto importante ed innovativo. Questo potrebbe divenire uno standard negli anni futuri: raccolta dati mediante coinvolgimento della popolazione, al fine di contribuire ad una migliore comprensione e consapevolezza del proprio territorio.

Paolo Tarolli