Giuseppe Romano, Presidente Unione Veneta Bonifiche, traccia l’attuale situazione idraulica veneta, mettendo su una metaforica bilancia efficienze e criticità: “A distanza di quattro anni dall’importante riordino dei Consorzi di bonifica, è stata fatta molta strada. Merito di una gestione più efficiente e dei risparmi generati dalla riorganizzazione, i Consorzi hanno dimostrato con forza il loro ruolo, che qualcuno pensava essere inutile, invece che strumento indispensabile da oltre cento anni alla difesa idraulica del territorio e alla gestione della risorsa idrica per l’agricoltura.”
26mila chilometri di canali, ovvero il 52% della rete idrografica regionale, 389 idrovore che provvedono a tenere all’asciutto un territorio che per 200.000 ettari è sotto il livello medio del mare, sono numeri che pesano sullo scenario regionale.
Per questa attività i Consorzi investono circa 120 milioni di euro derivanti dai contributi dei consorziati, proprietari di terreni e immobili.
“Attraverso le economie di scala ed un efficientamento complessivo della macchina organizzativa dei Consorzi, siamo riusciti ad investire risorse finanziarie non solo in manutenzioni ordinarie ma anche straordinarie, realizzando opere e reti in concessione regionale. Nell’ultimo finanziamento della Regione Veneto, destinato alle reti idrauliche minori, i Consorzi di bonifica hanno ricevuto 5milioni di euro; una somma che i Consorzi stessi avevano promesso di rifinanziare con altrettanti milioni. Invece, grazie alla forte presenza e all’ottimo lavoro svolto dai Consorzi sono stati investiti altri 12 milioni di euro in manutenzioni straordinarie. Questo a dimostrazione del grande interesse dei Consorzi nella risoluzione delle problematiche del territorio e della vicinanza agli enti locali, tutti a vantaggio di un Veneto più sicuro. “Se fossimo stati vincolati dal Patto di Stabilità, come le amministrazioni comunali, non avremmo mai potuto investire quelle risorse (necessarie per fronteggiare gli eventi alluvionali, ultimo quello di maggio) e contribuire rapidamente alla salvaguardia idraulica del Veneto.”
Se da un lato si evidenziano grandi sforzi per continuare a mantenere la sicurezza idraulica, dall’altro occorre evidenziare alcune criticità: “Negli ultimi anni, per effetto dei vincoli del Patto di Stabilità, i tempi di pagamento sui lavori in concessione hanno generato notevoli difficoltà finanziarie in quanto i Consorzi hanno già anticipato le spese di realizzazione per opere pubbliche, che, se sommate, negli ultimi anni raggiungono una cifra pari a 30milioni di euro. A riguardo, evidenziamo le pochissimi risorse finanziarie messe a disposizione per la sicurezza idraulica, con un quasi totale azzeramento dei capitoli sugli investimenti infrastrutturali relativi alle somme urgenze, che hanno comportato l’impossibilità per i Consorzi di realizzare anche una minima parte della grande progettualità individuata per a messa in sicurezza del territorio.”
Inoltre, i consorzi non rientrano nei patti stabiliti dal governo, per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione.
“Chiediamo, che se pur poche le risorse siano certe, pluriennali e costanti nel tempo, al fine di mettere in atto il piano per la sicurezza idraulica veneta dei Consorzi di bonifica, presentato già dal 2010”. Si tratta di un piano quinquennale da 557 progetti e del valore di 1 miliardo e 400 milioni euro, che è inserito nel più grande piano di difesa idraulica della Regione. Al suo interno raccoglie opere infrastrutturali necessarie come il potenziamento e l’ammodernamento degli impianti idrovori, la realizzazione di casse di espansione per contenere le ondate di piena, la realizzazione di canali scolmatori o collettori, i consolidamenti arginali e le sistemazioni idrauliche; tutti interventi necessari la maggior sicurezza del territorio veneto.
“Riesce difficile pensare di realizzare un simile piano quando ad oggi si rischia di non aver risorse sufficienti anche per compiere la normale attività dei Consorzi”; Romano si riferisce all’aumento dei costi energetici per il funzionamento degli impianti idrovori, specie nelle aree a maggior rischio idraulico, e per garantire l’approvvigionamento irriguo. “Ora mi chiedo come si possano realizzare detti interventi senza le risorse economiche sufficienti anche a garanzia della stessa quotidiana attività dei consorzi. Dovete sapere che i Consorzi sono grandi consumatori di energia elettrica e non godono, tuttavia, delle agevolazioni riservate ai grandi consumatori di energia (industrie). Noi, l’energia elettrica la usiamo per la messa in sicurezza del territorio e per portare l’acqua irrigua nelle campagne di tutto il Veneto e non per produrre beni commerciali.”