“5000 ettari senza più allagamenti!”. Questo il messaggio lanciato dal Presidente del Consorzio di bonifica Adige Euganeo, Antonio Salvan, in occasione dell’incontro per la presentazione dell’idea progettuale di un intervento per la deviazione delle portate di piena del fiume Fratta Gorzone nel fiume Adige in località Spazzolara, nel Comune di Castelbaldo.
Secondo i tecnici del Consorzio di bonifica Adige Euganeo, l’ipotesi di realizzare un sistema idraulico che scolmi, all’occorrenza, le portate di piena del fiume Fratta Gorzone adducendole nel fiume Adige, è una possibile risposta ai periodici e ripetuti allagamenti che si registrano nei molteplici territori dei Comuni di Merlara, Casale di Scodosia, Megliadino S. Vitale, Masi, Piacenza d’Adige, S. Margherita d’Adige, Vighizzolo d’Este, S. Urbano, Stanghella, Boara Pisani, Pozzonovo, Anguillara Veneta, Bagnoli di Sopra (in Provincia di Padova), Cona e Cavarzere (in Provincia di Venezia). Si tratta di un’operazione che metterebbe al sicuro quasi tutta la zona della bassa padovana, ovvero 5000 ettari in cui si andrebbero ad evitare danni alle colture agricole ma anche ai fabbricati urbani e infrastrutture viarie.
“L’area meridionale del nostro comprensorio consortile – ha spiegato il Presidente Antonio Salvan – gravita idraulicamente sul fiume Fratta Gorzone, con scarico delle acque tramite i numerosi impianti idrovori in gestione. La situazione attuale, parla chiaro: il fiume Fratta, non può sopportare livelli idrometrici elevati a causa della fragilità dei suoi argini e così, sempre più di frequente nell’ultimo quinquennio, viene disposta dall’Autorità Regionale la sospensione dei funzionamenti delle pompe idrovore, causando quindi l’esondazione degli scoli e dei collettori consortili con l’allagamento conseguente dei territori.”
L’ipotesi progettuale presentata prevede di scaricare le portate di piena del Fratta, convogliandole nell’esistente scolo Fossetta e mediante nuovi sistemi di pompaggio riversarle nel Fiume Adige. Il sistema di diversione funzionerebbe 4 o 5 volte all’anno e limitatamente alle 36 e 48 ore necessarie statisticamente per superare lo stato di crisi del Fratta.
“L’opera è fattibile dal punto di vista tecnico, anche perché – continua Salvan – utilizzerebbe infrastrutture idrauliche in parte già esistenti. Tuttavia, necessita di un’attenta valutazione sull’eventuale peggioramento della qualità delle acque del Fiume Adige, conseguente al ricevimento delle acque di piena del Fiume Fratta.”
L’Adige è – infatti – il corso d’acqua per l’approvvigionamento irriguo dei Servizi Idrici Integrati posti a valle di Castelbaldo.
Il Consorzio si è posto l’obiettivo di effettuare una campagna di analisi e comparazione sulla qualità delle acque, in collaborazione con l’ARPAV e i Servizi Idrici Integrati, come azione preliminare e propedeutica all’eventuale proseguo della fase progettuale dell’opera.
Nel corso della riunione, a cui hanno partecipato numerosi Sindaci del territorio, il Consigliere Regionale Azzalin, il Presidente del Centro Veneto Servizi, rappresentanti di Legambiente e delle Associazione Agricole di Categoria, oltre all’Autorità di Bacino competente e al Genio Civile di Padova, sono state avanzate perplessità e preoccupazioni, proprio sull’eventuale impatto di potenziale inquinamento della acque del Fiume Adige, pur ribadendo la necessità e l’urgenza di prevedere e realizzare opere o infrastrutture idrauliche in grado di evitare gli allagamenti del vasto territorio segnalato.
Il Presidente del Consorzio ha assicurato di attivare un sistema di valutazione di tali aspetti coinvolgendo tutti i soggetti interessati, facendo peraltro presente che questa idea progettuale vuole essere un contributo concreto e uno stimolo per gli Organismi Regionali competenti, al fine di poter migliorare le condizioni di sicurezza idraulica del territorio così pesantemente colpito da allagamenti e ristagni d’acqua che ormai si ripetono anche tre o quattro volte nel corso di un anno.