Vivificazione dei fiumi, ricarica della falda, mantenimento della biodiversità solo alcuni degli aspetti non “quantificati” dal mercato

Secondo la Direttiva Comunitaria 2000/60, si respira una diffusa percezione “negativa” dell’impatto dell’agricoltura sulle tematiche ambientali. Spesso l’agricoltura è accusata di sprecare l’acqua. Alcune metodologie/indicatori (es. water footprint) contribuiscono alla diffusione di questa opinione, divulgando risultati di analisi che tengono conto solo di alcuni elementi. 

Andrea Crestani, Direttore di Anbi Veneto (Unione Regionale Consorzi Gestione e Tutela del Territorio e Acque Irrigue) è intervenuto a smentire queste tesi a Palazzo del Bò a Padova nel corso della giornata studio organizzata dalla Sezione Veneta dell’Associazione Idrotecnica Italiana (A.I.I.- Sez.Veneta) “Le acque dei fiumi veneti” con una relazione dal titolo “Risorse idriche per l’agricoltura in Veneto con la Direttiva 2000/60″.

“Contrariamente ad un’opinione diffusa – per Crestani -, la pratica agricola svolta con il supporto dell’irrigazione ha delle esternalità positive con un valore per la collettività che non viene però «quantificato» dal mercato”.

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ESTERNALITA’ POSITIVE

Per esternalità positive si intendono gli effetti benefici che, non remunerati, ricadono su uno o più soggetti grazie allo svolgimento di un’attività da parte di terzi, ovvero i consorzi con la pratica irrigua.

Dall’intervento di Crestani emerge come l’irrigazione prevenga il degrado del suolo, la desertificazione e contribuisca a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Sempre grazie alla pratica irriga si contribuisce al mantenimento della biodiversità e alla vificazione dei corsi d’acqua, si ricarica la falda, alimentando i fiumi e le risorgive e si contrasta la risalita del cuneo salino.

 

“Non viene invece calcolato che se in Italia si è generata una pratica così importante è perché irrigando si crea ambiente, occupazione, produttività, maggiore sicurezza alimentare ed una miglior qualità del prodotto – chiosa Crestani-.”

In Veneto ogni anno vengono erogati 5 miliardi di metri cubi di acqua, di cui il 95% derivante da acque superficiali ed il rimanente 5% da acque sotterranee. Le superfici agricole soggette ad irrigazione ammontano a 600mila ettari, 400mila di soccorso e 200mila strutturata.

Le aree agricole sono dotate di una rete di canali di servizio consortile di circa 18500 km di cui 10000 km di tipo promiscuo e 8500 ad uso irriguo esclusivo.

La disponiblità idrica e la gestione dell’irrigazione da parte dei Consorzi permette la coltivazione di 504mila ettari a seminativo, 76mila ettari di vigneti, 27720 ettari di orticole e 15mila ettari di frutteti, per una produzione agricola lorda di 5,5 miliardi di euro all’anno, con un valore di esportazione di 420milioni di euro (22% sul totale nazionale).

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Per quantificare le esternalità positive dell’irrigazione, un valido supporto per l’analisi dei costi-benefici dell’attività irrigua è lo strumento del bilancio ambientale, previsto anche dalla Legge Regionale 12 del 2009.

“E’ uno strumento con funzione conoscitiva e di supporto alle decisioni, per rilevare, gestire e comunicare i costi e i benefici ambientali di tutte le attività del Consorzio, redatto al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile e valorizzare la valenza ambientale delle azioni consortili – conclude Crestani –”.

Si tratta quindi di un metodo indiretto di valutazione che si avvale di una relazione di sostituibilità e/o complementarietà esistente tra un bene privo di mercato (ovvero le esternalità positive dell’irrigazione) e altri beni con un proprio valore economico.”