Diversi studi hanno evidenziato che l’agricoltura irrigua genera maggiore reddito a favore delle aziende rurali, ricoprendo un ruolo significativo a livello occupazionale del settore e contenendo così il fenomeno , dai risvolti anche sociali, dell’esodo dalle campagne. In termini economici, la disponibilità d’acqua incrementa il Valore Agricolo Medio di 13.500 euro ad ettaro, vale a dire + 82% nel settore orticolo, +48% per il reddito da prati, + 35% nella frutticoltura.
L’irrigazione contribuisce quindi in modo significativo al reddito agricolo, alla sua stabilità (riducendone la dipendenza dall’andamento climatico), al mantenimento dell’occupazione nel settore delle colture specializzate; non solo, garantisce alcuni benefici complementari di natura ambientale, quali la ricarica delle falde acquifere, la creazione di aree umide, la conservazione del paesaggio, la riduzione del rischio idrogeologico, il monitoraggio del territorio, la qualità della produzione alimentare.
Quale valore attribuire a questi apporti positive? Per stimare quanto valgono in termini economici, è stato redatto uno studio, applicando la metodologia dell’ “esperimento di scelta” (choice experiment), che ha sottoposto, ad un panel statisticamente rilevante, ipotetici aggravi sulla bolletta idrica per individuare il valore riconosciuto all’agricoltura irrigata ed ai suoi riflessi sociali, economici, paesaggistici ed ambientali. Ne è emersa una disponibilità a pagare (D.A.P.) mensilmente € 7.80 per conservare il paesaggio irriguo, tipico di ampie zone del nostro Paese, € 4.66 per mantenere l’insediamento della cultura contadina, € 1.58 per ampliare il servizio d’irrigazione, € 1.35 per interventi finalizzati a rimpinguare le falde acquifere; il tutto in un contesto di agricoltura di qualità. Se si riporta tale D.A.P. individuale all’intera popolazione nazionale, si individua il valore mensile riconosciuto dagli italiani al beneficio ambientale garantito dall’irrigazione: oltre 370 milioni di euro al mese.
“A questo rilevante fattore economico rappresentato dall’irrigazione – chiosa Francesco Vincenzi, presidente di ANBI – vanno aggiunti i circa 50.000 posti di lavoro, che sarebbero creati dall’attuazione del nostro Piano perla Riduzione del Rischio Idrogeologico: circa 3.300 interventi per oltre 8.400 milioni di euro. Sono questi i valori economici ed occupazionali indotti dall’attività dei consorzi di bonifica, dove quotidianamente circa 7.000 dipendenti sono impegnati a trasformare la preoccupazione per l’acqua, sia essa troppa o troppo poca, in opportunità per l’occupazione.”