Ripartono le trivellazioni in Adriatico e con esse torna a farsi vivo il rischio della subsidenza in Polesine e nelle province di Ferrara e Ravenna, territori che stanno ancora facendo i conti con gli indiscriminati prelievi di metano avvenuti nel secolo scorso.

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“Apprendiamo con sorpresa che lo scorso 29 marzo il Ministero della Transizione Ecologica ha dato il via libera a diversi progetti di trivellazione per l’estrazione di idrocarburi sul territorio nazionale, uno dei quali interessa il tratto di costa adriatica di fronte a Veneto ed Emilia-Romagna con la ripresa di estrazioni ad opera della società Po Valley Operation Ltd, tramite la piattaforma di Teodorico”. Ad affermarlo è Francesco Cazzaro, presidente di ANBI Veneto, l’associazione che riunisce gli 11 consorzi di bonifica della regione.
“Appena tre anni fa – spiega il presidente di ANBI Veneto – , il Governo, sulla scia della Legge “Ravenna” del 1980, aveva rifinanziato, dopo anni sospensione, gli interventi di mitigazione dei danni causati in Polesine e nelle province di Ferrara e Ravenna dalla subsidenza, l’abbassamento del suolo causato dall’indiscriminato prelievo di gas metano avvenuto in quelle zone tra gli anni ’30 e ’60 del secolo scorso. Tali finanziamenti, oltre a ristorare un territorio pesantemente colpito dal punto di vista economico e sociale, rappresentavano peraltro una rinnovata presa di coscienza di questo disastro ambientale causato da un’idea di sviluppo non sostenibile”.
“La ripresa delle estrazioni a pochi chilometri dalla costa contraddice pertanto la legge sulla subsidenza e la decisione di ristabilire i finanziamenti di mitigazione frutto di un grande lavoro di sensibilizzazione istituzionale coordinato da ANBI; ma in senso più ampio – conclude Francesco Cazzaro – contraddice gli appelli allo sviluppo sostenibile più volte lanciati dal Governo”.

 

Foto: Off Shore Drilling Rig, Santa Barbara, CA, 6 December, 2011 – autore: TheConduqtor / Wikipedia