“Se nelle prossime settimane non pioverà o non nevicherà in montagna, l’agricoltura ne risentirà pesantemente nella stagione più delicata delle semine e dei trapianti.”
Il presidente di ANBI Veneto Francesco Cazzaro lancia l’allarme, senza invasi è impossibile immagazzinare risorsa idrica fondamentale per i momenti di maggiore siccità, le numerose cave di ghiaia dismesse o quasi esaurite (e tenute ferme) che si trovano nella media pianura potrebbe costituire dei bacini d’invaso ottimali, il problema è trovare un accordo con i proprietari per il loro riutilizzo.
Intanto i dati di gennaio forniti da Arpav confermano la situazione di crisi. Una crisi che parte dall’alto, dai depositi nivali in montagna, e scende in profondità, con le falde acquifere. Ovunque siamo in situazione di penuria d’acqua.
Innanzitutto, la pioggia; che non c’è. Nel mese di gennaio gli apporti meteorici mensili sono stati meno della metà (-53%) rispetto alla media del periodo con appena due giorni di precipitazioni, il 5 e il 6 del mese. Sul bacino dell’Adige è piovuto il 68% in meno rispetto alla media; sul bacino del Brenta il 66% in meno. In montagna il cumulo di neve fresca da ottobre a fine gennaio presenta rispetto alla media 2009-2022 un deficit del 28% sulle Dolomiti (pari a circa -85 cm di neve) e -45% sulle Prealpi (-75 cm). I primi a risentirne sono ovviamente i serbatoi montani, con un riempimento medio dei laghi alpini sul bacino del Piave (lago di Cadore, lago del Mis, lago di Santa Croce) pari al 49% del volume invasabile e appena del 35% sui laghi alpini del bacino del Brenta (su tutti, il Corlo). Nettamente sotto la media le portate dei principali fiumi regionali: -56% per il Bacchiglione, -24% Brenta, – 34% Po, -15% l’Adige. In fine, non per importanza, le falde: gli acquiferi dell’alta pianura trevigiana segnano -38% tra valore medio mensile e valore atteso, mentre nell’alta pianura veronese, vicentina e padovana scendono al -48%. Nella zona costiera di Eraclea (Veneto Orientale) il confronto tra valore medio mensile e valore atteso dell’acquifero è del -53% .
“Il 95% dell’acqua che scende dal cielo viene dispersa a mare. Non possiamo più permettercelo – spiega il presidente di ANBI Veneto Francesco Cazzaro – Dobbiamo aumentare la capacità d’invaso, i lunghi periodi di siccità sono sempre più frequenti, non possiamo più agire con approccio emergenziale, servono pianificazione e risorse“.
foto: il fiume Adige in magra eccezionale a Legnago (Vr), foto del Consorzio di Bonifica Veronese.