Le piogge di questi giorni hanno interrotto un lungo periodo siccitoso che ha creato forti disagi all’agricoltura impegnata nelle semine e nei trapianti. Tra l’11 e il 13 aprile sono infatti caduti in Veneto 73 mm di pioggia con punte di oltre 100 mm nel Veneto Orientale. Rispetto alla media del periodo (1994-2020), che si attesta sui 94 mm, a metà mese è piovuto il 78% di quanto atteso nei trenta giorni.

“Il perdurare di condizioni meteo altalenanti in una stagione in cui l’aumento delle temperatore causa lo scioglimento delle nevi comporta la dispersione a mare di un’alta quantità di acqua dolce – spiega Francesco Cazzaro, presidente di ANBI Veneto, l’associazione che rappresenta gli 11 consorzi di bonifica regionali –, a parte i laghi montani che si stanno preparando a invasare grandi quantità d’acqua, la restante risorsa, andrà dispersa a mare per mancanza di invasi. Uno spreco rimpiangeremo amaramente nei prossimi periodi siccitosi”.

A fornire la sintesi di marzo sono i dati illustrati nel Bollettino di ANBI Veneto sulla disponibilità della risorsa idrica, la nuova pubblicazione dell’associazione dei consorzi di bonifica che riassume i dati forniti da diverse fonti: Arpav, Radarmeteo, Autorità di Bacino, ecc. Il Bollettino, pubblicato ogni metà del mese con riferimento al mese precedente, è accessibile da www.anbiveneto.it e diffuso tramite Facebook.

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Il dato più significativo di marzo è quello delle precipitazioni con appena 8 mm di pioggia contro i 69 mm della media del periodo (1994 – 2020): un -88% superato solo nel 2003, quando caddero al suolo 6,8 mm di pioggia. Questo dato si è tradotto in situazioni che secondo l’indice SPI (Indice Standardizzato di Precipitazioni, che fornisce il quadro della siccità in campagna) ha toccato punte di “siccità severa” nel Veronese occidentale, nella parte centro-meridionale del Vicentino, soprattutto a confine con la provincia di Padova, e nella parte sud della provincia di Venezia.

In virtù delle abbondanti nevicate d’inizio inverno, le riserve nivali hanno registrato valori al di sopra della media: sulle Dolomiti il manto nevoso ha toccato i 158 cm (media storica: 59-137 cm); mentre sulle Prealpi si sono toccati i 95 cm (media: 18-79 cm). Sul bacino del Piave la riserva nivale, al 31 di marzo,  ammontava a 500 milioni di metri cubi.

Lo scioglimento delle nevi ha comportato valori sopra la media delle portate dei fiumi, con le eccezioni significative del Bacchiglione (-20%) e soprattutto del Po (-31%, misuratore di Pontelagoscuro).

In relazione ai depositi nivali non deve trarre in inganno la quantità d’acqua nei laghi montani: -18% rispetto alla media storica nei laghi del bacino del Piave e -53% sul bacino del Brenta. Questi valori sono in gran parte dovuti alle scelte dei gestori dell’idroelettrico di rilasciare acqua a valle per far spazio a quella derivante dallo scioglimento delle nevi.

Superiori alle medie del mese, infine, i livelli di risorsa nelle falde acquifere, grazie alle precipitazioni di ottobre e alle nevicate.