Piemonte tra il 15 e il 17 aprile hanno messo sotto stress anche la rete idraulica minore del Polesine. Sebbene il fiume Po non rientri tra le competenze dei consorzi di bonifica gli effetti dell’onda di piena hanno comportato per questi enti lavoro extra e costi maggiori anche del 15%.

_ Venezia, 29 aprile 2025

Alex Vantini, presidente di ANBI Veneto

Anche nei giorni successivi al transito dell’onda di piena del Po, i consorzi di bonifica del Polesine hanno svolto un lavoro extra per la manutenzione del territorio e per regolare i livelli più alti dei canali di bonifica dovuti alle infiltrazioni, sostenendo costi maggiori anche del 15% rispetto al periodo. È necessario ribadirlo di fronte alle istituzioni perché le risorse attuali rischiano di non essere più sufficienti, visto che con i cambiamenti climatici aumenta la frequenza di eventi estremi con i quali dobbiamo fare i conti anche se accadono, come in questo caso, a 300 km di distanza”.

Ad affermarlo è Alex Vantini, presidente di ANBI Veneto, in riferimento alle forti piogge che si sono abbattute in Piemonte tra il 15 e il 17 aprile e che hanno comportato il transito di un’onda di piena sul tratto veneto del Po tra il 21 e il 25 aprile.

Con un picco misurato a Pontelagoscuro (FE) di 7.000 mc/s rispetto ai 1.000 mc/s in periodo di normalità ad essere sotto stress è, dunque, anche il reticolo idraulico minore gestito dal consorzio di bonifica Adige Po, con sede a Rovigo, e dal consorzio di bonifica Delta del Po, avente sede a Taglio di Po.

La pressione sugli argini – spiega Vantini – ha comportato maggiori infiltrazioni nel piano campagna e un aumento dei livelli dei canali di bonifica che costringe gli impianti idrovori a un lavoro extra per respingere l’acqua a mare. Sono costi maggiori che entrambi i consorzi devono sostenere. Solo il consorzio Delta del Po stima una spesa superiore del 15% rispetto alla media del periodo, sia per la natura del suo territorio che soggiace anche di quattro metri sotto il livello del mare, sia per gli interventi in emergenza di pulizia di tronchi e ramaglie che rischiavano di intasare la barriera antisale sul Po di Donzella.”