“Per rispondere all’ormai conclamata emergenza climatica, che aumenta il bisogno di regolari apporti idrici per un’agricoltura compressa fra bombe d’acqua e siccità, bisogna innanzitutto provvedere alla manutenzione ed al completamento dei bacini esistenti, nonché contestualmente avviare un Piano Nazionale Invasi multifunzionali medio-piccoli, perché il sentiment delle comunità locali tuttora non accetta dighe, nonostante la capacità progettuale e realizzativa degli ingegneri italiani sia riconosciuta a livello mondiale”: a ribadirlo è Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) , intervenuto ad un convegno organizzato su questi temi da ITCOLD.
Il Piano ANBI di Efficientamento della Rete Idraulica del Paese (il 70% delle infrastrutture ha più di 30 anni) prevede la pulizia straordinaria di 90 invasi, la cui capacità complessiva è ridotta di circa il 10% a causa del progressivo interrimento, dovuto al depositarsi di sedime sul fondale; si prevede di asportare oltre 72 milioni di metri cubi di materiale per un costo di 290 milioni di euro, capaci però di attivare più di 1450 posti di lavoro. Oltre a ciò, si propone di completare 16 bacini tuttora non in esercizio e di realizzarne altri 23, aumentando la capacità complessiva italiana di circa 360 milioni di metri cubi, concorrendo così ad incrementare la percentuale di acque meteoriche, trattenuta al suolo ed oggi ferma all’11%.
A ciò si affianca il “Progetto laghetti”, presentato con Coldiretti: 6.000 invasi aziendali e 4.000 consortili da realizzare entro il 2030.
“In gioco – conclude il DG di ANBI – c’è il futuro di un settore che, nel 2020, ha rappresentato 56 miliardi di euro del Prodotto Interno Lordo.”
Nella foto il laghetto realizzato dal Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta e Veneto Agricoltura a Sant’Orso (Vicenza) nell’ambito del progetto LIFE Beware
Venezia, 30 nov. 2021