Il clima sta cambiando. La percezione mediatica  di un’Italia assediata da freddo e neve contrasta con la realtà di ampi territori anche meridionali, colpiti dalla siccità: l’analisi è dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) che indica, come esempio, i roghi della Liguria, ma fiamme sono divampate anche in Lombardia e l’allarme incendi è stato lanciato in Veneto, dove le precipitazioni, nell’ultimo mese, sono calate del 97% e tutti i fiumi sono vicini ai minimi storici ad eccezione singolarmente del Po, che ancora gode delle precipitazioni cadute in Novembre sul Piemonte.  E’ il primo esempio di una inusuale fotografia “a macchia di leopardo ” della situazione idrica del Paese, dove le nevicate dei giorni scorsi anche sul Centro-Nord hanno solamente lenito la “sete” dei terreni senza, però, apportare sostanziali benefici a deficitari bilanci idrici. Da questa situazione, però, si smarca il lago di Garda, l’unico dei grandi laghi settentrionali sopra la media stagionale, mentre i livelli degli altri (Maggiore, ma soprattutto Iseo e Como) sono largamente deficitari.

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Simili anomalie del clima si registrano anche nelle regioni centro-meridionali colpite dal forte maltempo: solo i bacini  di Abruzzo e, in parte, di Puglia e Basilicata segnano importanti incrementi di risorsa idrica accumulata. In Sicilia, nonostante il maltempo che ha danneggiato gravemente l’agricoltura, i grandi invasi sono in sofferenza: l’invaso Garcia, sul fiume Belice Sinistro, contiene circa la metà dell’acqua presente lo scorso anno; il bacino Pozzillo, sul fiume Salso, che conteneva a dicembre 2015 oltre 42 milioni di metri cubi,  ne sta trattenendo poco più di 6; disponibilità praticamente dimezzata anche nel lago Poma, sul fiume Iato. Ancora peggio va in Sardegna, dove la neve ha portato ristoro ai terreni, ma dove resta deficitaria la situazione di gran parte degli invasi. Particolarmente preoccupante è la situazione in Gallura dove, perdurando l’assenza di interventi strutturali, si preannuncia un’altra stagione con disponibilità irrigua insufficiente ed agricoltura penalizzata.

Secondo l’analisi di ANBI, i cambiamenti climatici stanno evidenziando il verificarsi di “bombe di neve”, che cadono copiosamente su un territorio limitato, creando danni e disagi, ma non apportano sostanziali benefici idrici, che altresì sarebbero garantiti dalle nevicate montane, invece carenti.

“La situazione è preoccupante, ma non ancora grave – commenta Francesco Vincenzi, Presidente ANBI – Attualmente la campagna riposa e c’è ancora tempo, affinchè le riserve idriche si arricchiscano. Certo, ci troviamo davanti al ripetersi di condizioni climatiche finora inconsuete, di cui dobbiamo prendere atto, perseguendo il diffondersi di una  cultura del risparmio e della massima efficienza nell’utilizzo dell’acqua, denominatore comune del nuovo Piano Irriguo Nazionale in fase di avvio. Sperando naturalmente che le auspicate precipitazioni delle prossime settimane non siano violente, perché i terreni aridi, come oggi in gran parte d’Italia, aumentano il rischio di criticità idrogeologiche.”