In occasione della Giornata Mondiale della Terra, ANBI Veneto, lancia l’allarme salinizzazione, uno degli aspetti che maggiormente causano l’impoverimento del suolo. Il fenomeno riguarda 58mila ettari di territorio regionale, affliggendo in particolar modo il Delta del Po. E ovviamente la subsidenza non aiuta.

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L’aumento della presenza di sale nel terreno è uno dei principali valori di degrado del suolo. Purtroppo tale fenomeno sta aumentando nelle zone costiere del Veneto con rischio per la fertilità delle campagne ma anche per le falde acquifere sottostanti.

“Il problema è dovuta in gran parte ai mutamenti climatici -, spiega il presidente di ANBI Veneto Francesco Cazzaro – , i lunghi periodi siccitosi comportano una riduzione della portata dei fiumi a vantaggio dell’acqua di mare che dalla foce risale per molti chilometri. La contaminazione da sale nelle falde acquifere delle zone costiere dipende invece più direttamente dall’attività dell’uomo: l’aumento dei prelievi di acqua dolce per uso potabile e produttivo lascia infatti spazio nelle falde alle infiltrazioni di acqua marina.”

Il quadro della situazione è dato dalla mappa sulla salinizzazione pubblicata nell’ottobre scorso da Arpav. Complessivamente sono 58 mila gli ettari interessati leggermente, moderatamente e fortemente dal problema. Le aree interessate sono collocate nella bassa padovana e nel Veneto Orientale, nella parte meridionale della provincia di Venezia e soprattutto in Polesine e nel Delta del Po dove il fenomeno è particolarmente evidente su 38 mila ettari di territorio. Infatti, se nelle aree litoranee del Veneto è usuale trovare suoli leggermente salini con valori fino a 1 dS/m (deciSiemens per metro, dove l’unità di misura Siemes indica la conducibilità elettrica del sale), nel Delta del Po la situazione si aggrava, con valori moderatamente salini (fino a 2 dS/m) e con punte di 4-5 dS/m ovvero fortemente salini. Una situazione accentuata anche dalla subsidenza, l’abbassamento del suolo causato dai prelievi di gas metano avvenuti tra gli anni ’30 e ‘60 del secolo scorso per mezzo di trivellazioni da piattaforme marine situate in Adriatico e per mezzo di centinaia di pozzi disseminati nelle campagne. In quest’ottica il via libera a nuove trivellazioni in Adriatico da parte del Governo riaccende il rischio subsidenza con l’effetto, tra gli altri, anche di accelerare la salinizzazione del territorio.

“Non possiamo dimenticare che il Veneto è la regione con il maggior consumo del suolo dopo la Lombardia – spiega ANBI Veneto – purtroppo, alla cementificazione si aggiunge il tema della diminuzione della fertilità del suolo. In questo contesto il problema della salinizzazione va affrontato con la massima  attenzione