“L’irrigazione non è solo un importante fattore di produzione per le aziende agricole ma svolge in modo determinante un’azione ambientale essenziale per mantenere durante l’estate il nostro paesaggio agrario o rurale tipico della nostra regione.  Privare dell’irrigazione il nostro territorio significa non solo far morire un’agricoltura di qualità come quella veneta ma anche trasformare la nostra verde campagna in un territorio arido, secco, arso dal sole, con la conseguente risalita del cuneo salino lungo tutte le coste. Irriconoscibile. L’agricoltura utilizza l’acqua e non la consuma restituendola al territorio, rimpinguando le falde e in molti casi migliorandone la qualità.”

Questo il messaggio lanciato da Giuseppe Romano, presidente di Anbi Veneto, nel corso di un incontro dal titolo “Il valore ambientale dell’irrigazione” che si è tenuto al padiglione Aquae di Expo Venice nella mattinata di lunedì 14 settembre.

“L’acqua utilizzata dall’agricoltura non va a depurarsi dopo il suo “consumo” come succede per tutti gli altri usi in cui la risorsa viene perduta. In agricoltura per una parte l’acqua ritorna nel suo ciclo attraverso l’evaporazione, in un’altra viene trattenuta dalle piante, mentre la maggior parte ritorna nel sottosuolo. Questa non è un immagine così lontana, in quanto basti pensare che abbiamo aree importanti in tutta la fascia pedemontana, dove le acque superficiali nelle campagne sono distribuite artificialmente dai Consorzi. Dalle derivazioni a monte, dai fiumi o dai laghi artificiali dove si preleva questa acqua si innervano migliaia di canali artificiali che distribuiscono alle campagne la preziosa risorsa.”

Nella pianura migliaia di km di canali vengono usati per scolare le acque in eccesso durante l’inverno, mentre durante l’estate vengono utilizzati per i prelievi ad uso irriguo.

Il caso più recente viene dalla cassa di espansione di Riese Pio X, quando domenica notte, a seguito degli 80 mm di pioggia caduti in poche ore, è entrata in funzione per “sgonfiare” la piena del Brenton ed evitare allagamenti. Si tratta di una cassa di espansione dalla duplice funzione, scongiurare il rischio di alluvione quando piove troppo, bacino di accumulo per far fronte alla siccità.

Secondo la Direttiva Comunitaria, si respira una diffusa percezione «negativa» dell’impatto dell’agricoltura sulle tematiche ambientali. Spesso l’agricoltura è accusata di far uso eccessivo della risorsa idrica (spreco dell’acqua).

Alcune metodologie/indicatori (es. water footprint) contribuiscono alla diffusione di questa opinione, divulgando risultati di analisi che tengono conto solo di alcuni elementi).

Contrariamente ad un’opinione diffusa, la pratica agricola svolta con il supporto dell’irrigazione ha delle esternalità positive con un valore per la collettività che non viene però «quantificato» dal mercato.

Queste possono essere dirette con:

–       incremento della produttività

–       incremento occupazionale

–       maggiore sicurezza alimentare

–       elevata qualità del prodotto

o indirette:

–       benefici ambientali come la ricarica della falda, il mantenimento dell’equilibrio idrogeologico, il contrasto alla risalita del cuneo salino, la produzione di energia pulita, vivificazione delle acque, lo sviluppo della biodiversità, la mitigazione dei cambiamenti climatici;

–       benefici sociali.

Giuseppe Romano: “Ad oggi ci stiamo confrontando con una Direttiva Comunitaria 2000/60 che sta generando una infrazione comunitaria ai danni dello Stato, che mette in cattiva luce la pratica irrigua, come un’attività da ridimensionare. Non viene invece calcolato che se in Italia si è generata una pratica irrigua così importante è perché irrigando si crea ambiente. Come spesso accade sono direttive scritte molto lontane dai territori dove vengono applicate. Oggi siamo di fronte ad una situazione che attraverso lo sforzo del Ministero dell’Agricoltura e dell’Ambiente, nella scrittura delle linee guida delle azioni da intraprendere in futuro, sta venendo a galla anche a livello europeo come l’agricoltura e la pratica irrigua in Italia sia completamente diversa dal resto d’Europa ed ha bisogno di essere tutelata e preservata non solo per produrre cibo ma anche per creare quelle esternalità positive che oggi abbiamo evidenziato.”

 

 

 SERVIZIO TGR