POZZI BEVITORI ED AREE FORESTALI DI INFILTRAZIONE LE SOLUZIONI “MADE IN VENETO” PER SCONGIURARE IL PERIODO SICCITOSO

Bacini idrici ai minimi, non piove da fine ottobre e l’indice neve al suolo è il più basso dal 1990 ad oggi. Secondo dati Arpav oltre il 60% delle stazioni pluviometriche ha registrato precipitazioni nell’ultimo mese pari a 0. Uno scenario da danza della pioggia per i Consorzi di bonifica.I bacini dei laghi di Santa Croce, Centro Cadore e Mis sono ai limiti, con valori che rasentano la metà del volume massimo invasabile. Più grave ancora la situazione sul PO, più basso di due metri rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e sull’Alto Bacchiglione con dati inferiori alla media storica del 75%. Giuseppe Romano, Presidente di Anbi Veneto (Unione Regionale Consorzi Gestione e Tutela del Territorio e Acque Irrigue) mostra la sua preoccupazione “Si tratta di uno dei periodi più siccitosi della storia. L’attuale anomala fase climatica, caratterizzata da un caldo record per la stagione e dalla perdurante assenza di precipitazioni, non solo sta fortemente danneggiando l’economia montana invernale, ma rischia di avere pesantissime ripercussioni sul prossimo andamento agrario, nonché per lo stesso approvvigionamento ad uso umano”. 

In questo momento di estrema emergenza idrica, che ha ormai una ciclicità ravvicinata negli anni, con l’abbassamento record della falda acquifera (a Caldogno è passata dai 54,68 del 2014 ai 50,42 metri odierni), Romano ha ricordato che i Consorzi di bonifica hanno già avviato da tempo alcune iniziative che dovranno diventare strutturali per contribuire a ricaricare la falda e rinvigorire la fascia delle risorgive: i “pozzi bevitori” e le “A.F.I. – Aree Forestali di Infiltrazione”. 

I “pozzi bevitori”, installati nell’alta pianura vicentina, dall’omonimo Consorzio, sono pozzi di infiltrazione in cemento di forma cilindrica completamente interrati e ricoperti di ghiaia, costituiti da anelli in calcestruzzo forati di diametro interno pari a 200 cm ed altezza complessiva di 4 metri che, inseriti nel terreno, permettono di “abbeverare” il sottosuolo con flussi idrici da 8-10 milioni di metri cubi d’acqua all’anno (un totale di 11 pozzi gestiti dal Consorzio). 

  
Le Aree Forestali di Infiltrazione, esperienza dei Consorzi Piave e Brenta, sono invece terreni su cui vengono scavate a pettine delle trincee, affiancate da alberature, in cui viene immessa acqua nelle stagioni di abbondanza. L’acqua introdotta nelle “scoline” (canali) all’interno dell’Area Forestale di Infiltrazione si infiltra così nel terreno, molto permeabile, e va quindi a ricaricare la falda e le risorgive. I numeri parlano di 1 milione di metri cubi d’acqua infiltrati all’anno per ettaro (un totale di 10 impianti per 10 ettari dedicati totali). Si tratta di un progetto LIFE della Comunità Europea messo in atto per rigenerare le risorgive.

“Servono interventi strutturali per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi per far fronte ai momenti siccitosi come quello che stiamo paradossalmente vivendo ora. È per questo che ormai è necessario creare una rete di bacini interaziendali a supporto dell’agricoltura in fasi di emergenza.”  

 

Romano, conclude: “Dobbiamo agire con la mentalità di trattenere l’acqua nei periodi di abbondanza, in ogni stagione, senza dover rincorrere ogni volta situazioni di emergenza”.