Un “Piano regionale per l’irrigazione” per salvare l’agricoltura Veneta dall’emergenza siccità già riconosciuta dalla stessa Regione, che ha convocato per il 12 febbraio a Venezia un tavolo con tutti gli attori che gestiscono la risorsa idrica per decidere razionamenti, priorità di uso, modalità di gestione dei bacini idrografici. Una criticità che rischia di diventare perenne e mettere così in pericolo il patrimonio agroalimentare del Veneto (si rischia una perdita del 20-30%), che oggi è la prima realtà del Paese, con una produzione lorda vendibile di 5,5 miliardi di euro.

L’allarme, e la proposta, li ha lanciati ieri da Fieragricola, a Verona, l’Anbi Veneto, realtà che riunisce tutti i Consorzi di Bonifica del Veneto, in un incontro al quale hanno partecipato l’assessore regionale all’agricoltura, Giuseppe Pan, presidenti e direttori dei vari Consorzi di bonifica, e rappresentanti delle tre associazioni di categoria del settore: Confagricoltura, Coldiretti e Cia.

Giuseppe Romano, Presidente Anbi Veneto (Unione Regionale Consorzi Gestione e Tutela del Territorio e Acque Irrigue): “Come ormai risulta evidente da alcuni anni, sono in atto significativi cambiamenti climatici che alternano periodi estremamente piovosi ad altri particolarmente siccitosi, in entrambi i casi però ne conseguono gravi emergenze che coinvolgono la società, le attività economiche e l’ambiente. Infatti, mentre il 2014 è stato l’anno più piovoso degli ultimi 20 anni, il 2015 è risultato essere invece il meno piovoso in assoluto dal 1993, con riduzioni consistenti delle precipitazioni soprattutto nei mesi autunno – invernali, proprio quando l’acqua dovrebbe essere più abbondante e consentire il riempimento dei serbatoi montani e la ricarica delle falde.”

Gli effetti dei cambiamenti climatici sono poi aggravati dalle criticità territoriali dell’infrastrutturazione irrigua.

In Veneto esiste una zona pedemontana e di alta pianura di 200.000 ettari con irrigazione strutturata ed un’area di 400.000 ettari di media – bassa pianura con irrigazione di soccorso che necessita di essere infrastrutturata ed efficientata, per rispondere alle esigenze di un’agricoltura sempre più moderna e specializzata ma anche sottoposta a pesanti critiche perché considerata tra le principali responsabili dello “spreco” di acqua.

Romano: “Come abbiamo sempre sostenuto in più occasioni, anche in sede di consultazione per il nuovo PSR, la razionalizzazione dell’uso dell’acqua in agricoltura, in risposta anche a quanto richiesto dall’Europa con la Direttiva 2000/60, può avvenire, solo ed esclusivamente, attraverso due azioni complementari: strutturazione delle aziende agricole integrata all’ammodernamento e alla realizzazione di adeguate opere irrigue di tipo consortile.”

I Consorzi di bonifica hanno una progettualità irrigua per un ammontare complessivo di circa 1,3 miliardi di euro.

La realtà però è che, ad oggi, in Veneto, tutti questi interventi sono difficilmente realizzabili a causa della mancanza di adeguati finanziamenti.

Conclude Romano: “Ricordiamo che le uniche opere realizzate negli ultimi anni sono state finanziate, esclusivamente, dal precedente Piano Irriguo Nazionale (P.I.N.) mentre, per il futuro, non esiste alcuna certezza in merito alla possibilità di poter accedere al nuovo Piano Operativo Nazionale (P.O.N. Irriguo), anche per l’esiguità delle risorse messe a disposizione per tutto il territorio nazionale.”

Inoltre i Consorzi di bonifica, in Veneto, sono stati esclusi sia dalle passate Programmazioni che dalla attuale (PSR 2014-2020).

Quindi, se da un lato gli eventi meteorici stanno diventando sempre più estremi, dall’altro si avverte fortemente l’esigenza di avere politiche e programmazioni in grado di far fronte a tali emergenze attraverso un Piano di interventi coordinati sul territorio. 

 

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