Il Consorzio Leb apre la stagione irrigua «Servono però manutenzioni»

Il Consorzio ha alzato le paratie che consentono di irrigare 83mila ettari di campagna con l’acqua dell’Adige

L’ente presieduto da Zampicinini reclama però l’aumento di portata da 26,5 a 45 metri cubi al secondo e fondi per rinforzare le sponde

Arriva l’acqua del Leb nei campi veronesi, vicentini e padovani ma non spegne il fuoco delle polemiche sulla penuria di fondi per le manutenzioni e sulla mancata concessione di un aumento di portata del canale irriguo più importante del Veneto centrale. Ieri mattina, con una cerimonia nella sede del Consorzio Leb (Lessinio-Euganeo-Berico), alla presenza del presidente Luciano Zampicinini e dei parroci fra Paolo Costa e don Stefano Piccolo, sono state aperte le paratie che consentono all’acqua dell’Adige, prelevata tramite il canale ex Sava, di irrigare terreni agricoli per una superficie complessiva di quasi 83mila ettari, fino ai confini con il Veneziano.

 

La stagione irrigua ha dunque avuto inizio e durerà fino a metà ottobre, tuttavia i problemi da tempo segnalati da Zampicini e dal presidente regionale dell’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni Giuseppe Romano rimangono. La prima questione, posta ormai da tempo, è la richiesta in Regione di aumento della portata del Leb da 26,5 a 45 metri cubi al secondo. Un incremento che, secondo gli studi fatti dal Consorzio, l’Adige e il Leb sarebbero in grado di sopportare senza problemi.

«Le portate concesseci corrispondono alla metà delle potenzialità del nostro canale. Con 45 metri cubi al secondo potremmo irrigare in modo più efficiente territori che oggi non raggiungiamo», afferma Zampicinini. Questo tema si collega al problema dei Pfas. In alcune aree oggi non raggiunte dal canale artificiale, infatti, potrebbe in un prossimo futuro arrivare grazie al Leb acqua pulita e sicura, con valori di sostanze perfluoroalchiliche ben al di sotto dei limiti imposti dal ministero.

Romano, Presidente Anbi Veneto

Il presidente Romano batte i pugni: «È ora di rispettare le priorità stabilite dalla legge nella gestione della risorsa idrica: per primo si deve soddisfare il bisogno umano, poi quello dell’agricoltura e successivamente si devono garantire tutti gli altri usi, industriali, energetici e commerciali». Il riferimento è all’utilizzo dell’acqua dell’Adige da parte delle centrali idroelettriche. «Ho chiesto alla Regione di aprire un tavolo sulla crisi idrica, considerato che per il terzo anno ci siamo trovati di fronte ad un inverno siccitoso, per stabilire finalmente il corretto impiego delle risorse idriche», riferisce Romano.

«Per quanto concerne il bacino idrografico dell’Adige, ritengo che debbano partecipare alle scelte strategiche anche le province autonome di Trento e Bolzano perché non è giusto che i soggetti a valle debbano stringere i denti perché a monte ci si regola un po’ come si vuole. Noi riteniamo che quando l’Adige ha una portata elevata possa e debba cedere più acqua al Consorzio Leb». L’ultima grave questione legata alla tenuta del sistema Leb, realizzato negli anni Settanta-Ottanta, è la sua manutenzione.

Il Consorzio parteciperà al Programma di sviluppo rurale nazionale che mette a disposizione 300 milioni di euro per il miglioramento ed ammodernamento di sistemi e canali irrigui. «Abbiamo già presentato un progetto e miriamo ad ottenere quei 20 milioni di euro che ci permettano almeno di intervenire nel tratto ricadente sotto il Comune di Arcole, dove le lastre di cemento presentano gravi cedimenti e vanno urgentemente sistemate», annuncia Zampicinini.

 

L’Arena