“Con questa iniziativa, i Consorzi di bonifica si confermano non solo enti di riconosciuta professionalità, ma anche attenti interpreti delle esigenze del territorio come hanno dimostrato nella recente stagione irrigua grazie al grande lavoro svolto nel governare l’acqua per l’irrigazione, permettendo alle imprese agricole di portare a termine una difficilissima stagione.   Per questo grande impegno anche a livello nazionale va ringraziato il presidente Vincenzi.”

Ad affermarlo è Giuseppe Pan, Assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, di ritorno da Roma per il forum “Legge Ravenna e subsidenza. Non aspettiamo l’emergenza”, organizzato dall’ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle  Acque Irrigue) in vista della prossima Legge di Stabilità e per la consegna, al Governo, delle firme raccolte fra le Istituzioni amministrative, economiche e sociali delle province di Rovigo, Ferrara e Ravenna; nell’occasione, l’Assessore ha ricordato l’impegno della Regione nel contrasto al rischio idrogeologico, accentuato in provincia di Rovigo, dall’abbassamento del territorio a seguito delle estrazioni metanifere dagli anni ’40 fino al 1964 e non ancora fermatosi. Recenti rilievi effettuati dall’Università di Padova hanno evidenziato un ulteriore abbassamento di 50 centimetri nel periodo 1983-2008 nelle zone interne del Delta del Po e che fa seguito al precedente “sprofondamento” mediamente di un paio di metri con punte superiori ai tre.

“I due Consorzi di bonifica rodigini Adige Po e Delta del Po – aggiunge Giuseppe Romano, Presidente di ANBI Veneto spendono annualmente quasi 5 milioni di euro per la sola energia elettrica, necessaria ad attivare i 201 impianti idrovori, deputati a tenere asciutto un territorio per gran parte sotto il livello del mare. E’ un onere, che ingiustamente ricade solo sui consorziati locali, penalizzati da scelte del Governo di 50 anni fa. Per questo, unitamente alle realtà di Ferrara e Ravenna, chiediamo il rifinanziamento della Legge nazionale per il contrasto agli effetti della subsidenza, così come il finanziamento dei progetti per la messa in sicurezza dei nostri territori oltre che l’approvazione di una norma per l’eliminazione degli oneri di sistema, che gravano per il 38% sulle utenze di fornitura di energia elettrica, finalizzate all’attività consorziali di sollevamento e scolo delle acque nei territori subsidenti.”

Le spese per il riordino delle opere di bonifica, rese inadeguate dallo straordinario abbassamento del territorio, furono assunte in buona parte dal Ministero dell’Agricoltura e Foreste (Legge 25 luglio 1957 n.595): lo Stato si fece carico delle spese di esercizio delle idrovore a partire dal novembre 1958 fino al 31 dicembre 1977; poi, negli anni ‘80, le Leggi Finanziarie statali attivarono specifiche linee di finanziamento per consentire ai Consorzi di bonifica di continuare ad attuare opere a presidio di un territorio compromesso per sempre.

Recentemente però sono cessati i finanziamenti statali, rientrando la materia nelle competenze delle Regioni, prive però degli adeguati trasferimenti; la conseguenza è stata l’azzeramento dei finanziamenti ai Consorzi di bonifica per mitigare i danni conseguenti alla subsidenza.